ConsorzioGST_Crisi_AbitativaCosa vuol dire abitare in tempi di crisi? Il momento economico che l’Italia sta ancora vivendo ha certamento peggiorato le condizioni di tanti. I giovani, in particolare, trovano maggiori difficoltà a trovare lavoro, entrando in un mercato caratterizzato da molti contratti precari e poche sicurezze.

Anche l’andamento delle dinamiche demografiche è impietoso per il nostro paese: secondo l’ultimo censimento ISTAT, l’indice di vecchiaia – e cioè il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15 anni – è costantemente aumentato.
Un’altra variabile che contribuisce al cambiamento della domanda abitativa è l’immigrazione: al 1° gennaio 2015, in Italia gli stranieri residenti regolari sono oltre 5 milioni, il 25% in più rispetto a quattro anni fa.
Altro dato importante è poi quella percentuale di popolazione a rischio povertà formata dai nuclei familiari che si separano: le statistiche indicano che le famiglie separate/divorziate sono aumentate dal 2000 al 2012 di circa il 28%.

Tutti questi elementi – la crescita del numero di famiglie, la forte riduzione del numero medio di componenti e l’invecchiamento della popolazione – determinano, nelle città, ovvero nei luoghi a più alta tensione abitativa, un sostanziale paradosso: da un lato fabbisogni abitativi insoddisfatti – si pensi ai giovani e agli immigrati – e dall’altro condizioni di sottoaffollamento del patrimonio, con una quota rilevante di persone anziane che vivono da sole in alloggi sovradimensionati e non adeguati alle loro condizioni di vita.

Insomma, tutto concorre a evidenziare una domanda abitativa che impone un cambio di rotta, un rinnovato impegno da parte di imprese e istituzioni. Urgono politiche diversificate, flessibili, articolate sul territorio e in grado di rispondere alle diverse esigenze. Politiche che, come già avviene in molte aree d’Europa, favoriscano una composizione sociale mista, invertendo pericolosi processi di polarizzazione (ricchi – poveri, giovani – vecchi, italiani – stranieri).
L’ANCE, nel corso dell’ultimo anno, ha avanzato proposte finalizzate allo sviluppo di modelli in grado di soddisfare, nel più breve tempo possibile, il fabbisogno abitativo, dall’incentivazione dell’acquisto attraverso la formula del “rent to buy”, per esempio, alla valorizzazione degli immobili pubblici dell’Agenzia del Demanio, all’housing sociale come strumento di riqualificazione urbana.

Leggi l’approfondimento sul tema di Vincenzo Di Nardo