Un piano strategico per rilanciare la Versiliadi Vincenzo di Nardo

Il mito della Versilia balneare, celebrato al cinema e sui giornali, è naufragato insieme agli effetti del boom economico. Colpa dei mutati consumi turistici e dell’emergere di una concorrenza sempre più agguerrita sul piano dei prezzi.
Il declino sembra inarrestabile nonostante i tentativi di diversificare l’offerta. Detta in numeri, le presenze sono calate dai 4 milioni annui dei gloriosi Sixties ai 2,6 milioni del 2015.
Se gli stranieri – oltre 1 milione e 100mila – sono i benvenuti, alla crescente presenza dei Russi e alla loro propensione al lusso è addebitata la lievitazione dei prezzi per immobili e servizi, con la conseguente “espulsione” di tanti frequentatori storici della riviera e di attività commerciali tradizionali schiacciate dal peso degli affitti.

La Versilia, oggi, è una regione con una suggestiva storia alle spalle, un presente incerto e un futuro tutto da inventare. L’emergenza è capire come rilanciarne l’immagine e il destino, senza derive nostalgiche da Sapore di mare.
Punto primo: bisogna lavorare sulla comunicazione, organizzando eventi capaci da un lato di valorizzare i classici punti di forza del territorio e dall’altro di rompere con la tradizione. Fatte le debiti proporzioni, penso a ciò che i Giochi Olimpici Invernali del 2006 hanno rappresentato per una città come Torino.

Un’altra voce importante sono le “addizioni” stabili al territorio – interventi come la costruzione del Museo Guggenheim a Bilbao, che ha contribuito in modo decisivo all’economia e alla modernizzazione della regione.
La sede del Louvre a Lens, cittadina di poco più di 35mila abitanti nell’Alta Francia, non ha prodotto gli stessi risultati, ma è evidente che la costruzione di nuove identità è soggetta al rischio del fallimento così come ogni altro umano progetto.
Non esistono garanzie di riuscita, tanto più in assenza di una visione a cui fare riferimento per risolvere i problemi evidenti e quelli ancora sommersi. Esistono responsabilità, tuttavia, alle quali non è lecito sottrarsi.

Le principali linee d’azione sulle quali procedere sono quattro:

  1. Operare per la costruzione di un territorio resiliente, vale a dire capace di adattarsi all’impatto dei cambiamentei climatici. Ogni intervento per la difesa del suolo, la regimazione dei corsi d’acqua, il mantenimento e la ricostituzione delle pinete o la tutela della duna costiera rientra esattamente in questa fattispecie.
  2. Bilanciare gli effetti della presenza dell’uomo in una regione già interessata da insediamenti invasivi, attraverso la realizzazione di fognature a tutela della balneabilità del mare, il miglioramento del servizio idrico, l’impegno prioritario per la raccolta differenziata dei rifiuti, la riduzione dei consumi di risorse, la diffusione delle energie rinnovabili…
  3. Potenziare i collegamenti viari per abbattere i tempi di percorrenza, il che implica la costruzione della terza corsia tra Viareggio e Sarzana e la chiusura del tracciato costiero con il completamento della Tirrenica da Cecina al confine regionale.
    A livello ferroviario, il raddoppio della linea da Viareggio a Lucca per Pistoia e Firenze è fondamentale, come pure e il rafforzamento dei servizi sulla Genova-Livorno-Roma, con particolare attenzione ai treni ad alta velocità.
  4. Sostenere le attività tradizionali, a cominciare da quelle che sorgono nella zona portuale: da un lato le aziende nautiche, dall’altro le ditte di manutenzione e refitting.
    Le imprese di estrazione e lavorazione del marmo sono strategiche anche per l’artigianato artistico che ne deriva e che deve conformarsi a logiche di valorizzazione della materia e salvaguardia del paesaggio.
    Spazio, inoltre, al florovivaismo, alle produzioni di vino e olio e all’enogastronomia in genere, il tutto organizzato in modo da diversificare e arricchire l’offerta turistica balneare per cui la Versilia è più famosa.

Su questo tipo di turismo, soprattutto, converge come logico l’attenzione della politica. I temi del dibattito sono quelli dell’innovazione dei programmi e delle destinazioni.
Appare evidente che si debba puntare sulla qualità e la competitività del prodotto turistico per eccellenza – quello balneare, appunto – puntando anzitutto sull’integrazione con il turismo nautico. Al riordino del Porto di Viareggio, con la creazione di servizi a terra idonei a imbarcazioni di fascia alta, deve affiancarsi un piano per le strutture per piccoli diportisti. Mi si consenta poi di sollecitare una parola chiara sul futuro del nuovo Porto Turistico di Massa Carrara.

Un “prodotto” sul quale investire è certamente il Carnevale di Viareggio, che va però svecchiato e arricchito con iniziative collaterali.
Tra le attività del dopo-spiaggia, includo non solo gli svaghi da proporre a chi sceglie la Versilia come meta delle vacanze, ma anche proposte alternative più strutturate per le quali servono investimenti importanti e unità di intenti.
Il turismo culturale è una di queste proposte, una strada percorribile grazie al richiamo esercitato da località come Pietrasanta – centro di riferimento internazionale per la scultura del marmo – o Torre del Lago Puccini, con il suo Festival Pucciniano. E Viareggio, naturalmente, con le sue mostre e le testimonianze architettoniche originali della belle époque, fino alle molte sedi espositive disseminate nel territorio a cui si aggiungerà a breve il Museo Mitoraj.

Un contributo allo sviluppo della Versilia potrebbe essere offerto dai grandi brand che hanno trasformato Forte dei Marmi in un polo commerciale del lusso. Che investano in strutture permanenti come hanno fatto a Venezia François Pinault, patron di Gucci, con Palazzo Grassi e Prada con la sua Fondazione è forse chiedere troppo, ma coinvolgerli nell’organizzazione di mostre ed eventi di rilievo internazionale è legittimo e praticabile.
Una nota speciale per il turismo verde e sportivo. Anche qui servono investimenti consistenti, pensati per dotare il territorio di impianti moderni all’altezza delle sue possibilità e dell’attrattiva che, nonostante tutto, esercita sugli amanti del wellness.

In chiusura, ciò di cui la Versilia ha bisogno è un piano strategico fatto di pochi punti, una lista breve ma ben strutturata di interventi e attività su cui concentrare le risorse e, soprattutto, un sistema di governance capace di ricomporre il frazionamento amministrativo, riunire gli operatori interessati e coinvolgere il privato. Non è facile. Ma si può fare.